3. Recupero del rapporto medico-paziente attraverso la riduzione delle eccessive mansioni burocratiche demandate al medico e umanizzazione della medicina
- Snellimento della burocrazia e dei formalismi che non competono strettamente al medico e all’odontoiatra e che soprattutto sottraggono tempo alla visita e al colloquio con il paziente, momenti imprescindibili per la creazione della relazione medico-paziente e della connessione empatica fondamentali per il processo di cura. Soprattutto certe specialità mediche e la professione odontoiatrica sono ormai oberate da un eccesso di incombenze non cliniche. Tale peso sempre più oneroso ricade sul professionista non formato a discipline come management, diritto del lavoro, fiscalità e costituisce un fatto stressogeno che contribuisce al burn out endemico nella nostra professione.
- Il momento della visita e del colloquio con il paziente sono basilari perché l’anamnesi e l’esame obiettivo contribuiscono in modo essenziale alla formulazione della diagnosi che a volte è solo confermata dalle indagini strumentali (1-4): “Il paziente è il miglior collega che abbiamo” (Wilfred Bion).
- Ma la comunicazione con l’assistito è molto di più. È fondamentale per conoscersi reciprocamente, instaurare un rapporto di fiducia, creare una condivisione delle decisioni e delle strategie di cura, entrare in empatia. Il medico può farsi informatore ed educatore del paziente nell’adottare stili di vita, abitudini e regole salutari, misure preventive in grado di produrre benessere e salute prima di arrivare a curare.
- Soprattutto la visita ha essa stessa valore terapeutico, può essere l’inizio del percorso di guarigione proprio per l’ effetto placebo costituito” dal medico stesso come diversi studi hanno dimostrato. È possibile che la presenza del medico tranquillizzi, rassicuri, ispiri fiducia e dunque determini un beneficio percepito o effettivo che potenzia la sua risposta alle terapie e/o migliori le prestazioni del suo sistema immunitario. “… il farmaco di gran lunga più usato in medicina generale è il medico stesso, e cioè che non è soltanto la bottiglia di medicina o la scatola di pillole che contano, ma anche il modo in cui le offre al suo paziente – in verità, tutta l’atmosfera in cui la medicina viene data e presa”. (Michael Balint)
- In un’epoca di burocratizzazione, aziendalismo, tecnicismo, parcellizzazione ed iperspecialiazzione la medicina rischia di perdere la visione unitaria dell’individuo mente-corpo e di polarizzarsi più sulla malattia che sul malato da curare. La spersonalizzazione delle cure in parte è iatrogena, in parte è il risultato dell’aziendalizzazione dei servizi sanitari e, più in generale, della crescente incapacità a creare rapporti interpersonali e di reciprocità della nostra società anche a causa dell’uso distorto ed intensivo della tecnologia.
- Ri-umanizzare la medicina significa mettere al centro la persona ancora prima del malato, promuovendo e proteggendo la salute e incoraggiando ad una vita sana ed in armonia tra fisico, mente ed emotività. Nella malattia guardare al paziente nella sua totalità ma anche nella sua unicità come disse William Osler: “È molto più importante sapere quale tipo di paziente ha una certa malattia piuttosto che quale tipo di malattia ha un certo paziente”.
- Curare e assistere con empatia e condivisione operando una sintesi tra scienza, coscienza ed empatia e perseguendo una condotta improntata prima di tutto a principi etici e di “beneficienza”.
- La storia ci insegna anche che prima di essere professionista il medico è un uomo come tutti, con pregi e difetti e come il paziente sperimenta lo sconcerto, lo sconforto e l’afflizione davanti alla malattia. Spesso è solo a portare il peso dell’insicurezza, della frustrazione, della possibile inutilità delle cure, della perdita dei suoi pazienti, della tragedia della morte. È solo quando da lui si attendono irrealistiche prospettive di salute, risposte certe, promesse di terapie e di guarigione sicure e fallendo nella realizzazione di queste aspettative il curante può trovarsi a contemplare il suo insuccesso e a sviluppare un senso di frustrazione che lo rendono un inadeguato assistente nell’incombenza del prendersi cura quando non c’è più spazio per curare.
- Il rapporto medico-paziente è una relazione che si costruisce per gradi, non esiste un modello assoluto, è basato su principi di autonomia, beneficienza e condivisione ed empatia. Il senso di un raggiunto ideale di rapporto medico-paziente può forse ritrovarsi ancora oggi nelle parole di saggezza lasciateci da Senecanel De beneficiis (VI, 16, 1-5)
«Per quale motivo devo al medico qualcosa di più e pur pagandolo non mi libero dall’obbligo verso di lui? Perché da medico si trasforma in amico e ci vincola non con la prestazione, che vende, ma con la benevola e familiare disposizione d’animo…? Il medico si è dato pensiero per me più di quanto fosse necessaria alla sua attività; ha temuto per me non per la fama della sua professione; non si è limitato a indicarmi i rimedi, me li ha applicati; si è seduto al mio capezzale tra quanti erano in ansia per me; è accorso nei momenti critici; ha ascoltato non senza timore i miei gemiti; nella folla che lo invocava sono stato la sua prima preoccupazione; gli sono obbligato non come a un medico, ma come ad un amico».
1Setting e neurobiologia in Medicina Generale -SIMG- Ferdinando Pellegrino Psichiatra, psicoterapeuta, DSM ASL Salerno (ex Sa1) https://www.simg.it/Riviste/rivista_simg/2012/02_2012/5.pdf
2Hampton JR, Harrison MJ, Mitchell JR, Prichard JS, Seymour C. Relative contributions of history-taking, physical examination, and laboratory investigation to diagnosis and management of medical outpatients. Br Med J. 1975 May 31;2(5969):486-9. doi: 10.1136/bmj.2.5969.486. PMID: 1148666; PMCID: PMC1673456. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1673456/pdf/brmedj01449-0038.pdf
3Peterson MC, Holbrook JH, Von Hales D, Smith NL, Staker LV. Contributions of the history, physical examination, and laboratory investigation in making medical diagnoses. West J Med. 1992 Feb;156(2):163-5. PMID: 1536065; PMCID: PMC1003190.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1003190/pdf/westjmed00090-0053.pdf
4Roshan M, Rao AP. A study on relative contributions of the history, physical examination and investigations in making medical diagnosis. J Assoc Physicians India. 2000 Aug;48(8):771-5. PMID: 11273467.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11273467/
5Sophie Cassidy, Imre Hunyor, Ian Wilcox, Luigi Fontana, Changing the conversation from ‘chronic disease’ to ‘chronic health’, European Heart Journal, Volume 43, Issue 8, 21 February 2022, Pages 708–711,
https://doi.org/10.1093/eurheartj/ehab633 .
6Longo VD, et Al. Interventions to Slow Aging in Humans: Are We Ready? Aging Cell. 2015 Aug;14(4):497-510. doi: 10.1111/acel.12338. Epub 2015 Apr 22. PMID: 25902704; PMCID: PMC4531065.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25902704/
7Derksen F, Bensing J, Lagro-Janssen A. Effectiveness of empathy in general practice: a systematic review. Br J Gen Pract. 2013 Jan;63(606):e76-84. doi: 10.3399/bjgp13X660814. PMID: 23336477; PMCID: PMC3529296.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3529296/
8Blasini M, Peiris N, Wright T, Colloca L. The Role of Patient-Practitioner Relationships in Placebo and Nocebo Phenomena. Int Rev Neurobiol. 2018;139:211-231. doi: 10.1016/bs.irn.2018.07.033. Epub 2018 Aug 9. PMID: 30146048; PMCID: PMC6176716.
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9Chen PA, Cheong JH, Jolly E, Elhence H, Wager TD, Chang LJ. Socially transmitted placebo effects. Nat Hum Behav. 2019 Dec;3(12):1295-1305. doi: 10.1038/s41562-019-0749-5. Epub 2019 Oct 21. PMID: 31636406; PMCID: PMC7494051.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31636406/
Sarà nostro impegno
- sostenere a tutti i livelli l’importanza della costruzione del rapporto medico-paziente
- promuovere azioni, proteste e opposizioni all’eccessiva burocratizzazione del lavoro del medico che sviliscono la sua professionalità e la sua dignità
- adoprarsi perché la politica metta a disposizione le risorse per la creazione della figura del medico counseling, preparato culturalmente e scientificamente e liberato da incombenze burocratiche che sia in grado di orientare l’assistito su un percorso di salute