6. Sostenere la sanità pubblica, favorire la prevenzione primaria e l’integrazione tra Medicina Ospedaliera e del Territorio

  • Promuovere il potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale, la prevenzione primaria e l’educazione alla salute della persona e l’integrazione tra la Medicina Ospedaliera e quella del Territorio;  
  • impegno a contrastare il sottofinanziamento del SSN, risultato dei tagli operati da troppi governi. Nel 2025 sarà destinato al SSN il 6,2% del PIL (meno di vent’anni fa), al di sotto degli standard dei Paesi europei avanzati (8% del PIL). 

Il SSN fu fondato nel 1978 e negli oltre quaranta anni di attività, fino al 2019,  ha visto il più consistente incremento dell’aspettativa di vita, da 73,8 a 83,6 anni, tra i paesi a più alto reddito.  

Da una ricerca condotta dall'Oms nel 2000, il Servizio Sanitario Nazionale italiano era il secondo migliore al mondo. Più eccellente del nostro era soltanto quello francese. Nel 2014 aveva perso una posizione, scendendo al terzo posto nella valutazione sull'efficienza della spesa. 

La sanità pubblica attuale funziona ancora discretamente nel malato acuto grazie ai Servizi di Pronto Soccorso, i ricoveri nei Reparti di Medicina e Chirurgia ma la prevenzione, le visite specialistiche e i piccoli interventi non urgenti sono gravati da lunghe liste di attesa per il paziente che spesso ricorre al privato.  

Le problematiche dell’attuale SSN affondano le radici nelle politiche poco attente e poco lungimiranti dei governi passati e attuali e nelle modificate condizione demografiche: 

1) sottofinanziamento spesa sanitaria 

2) tagli posti letto/ospedali, carenza di assistenza distrettuale e di servizi di comunità 

3) carenza di personale sanitario 

4) aumento dell’aspettativa di vita e della popolazione anziana 

Sottofinanziamento

Sottofinanziamento da parte dello Stato: le previsioni sul 2024 e 2025, pur conteggiando i nuovi finanziamenti previsti dal Governo, ci dicono che comunque la spesa sanitaria, in proporzione alla crescita tendenziale del Pil, arriverà a una percentuale del 6,5%, al di sotto degli standard dei Paesi europei avanzati (8% del PIL). 

https://www.rainews.it/articoli/2024/04/la-fondazione-gimbe-alla-fine-del-2023-evidenziava-il-cattivo-stato-del-servizio-sanitario-nazionalea-b9873c81-dd45-432e-b538-79567c470922.html 

https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=117580  

Tagli posti letto e chiusure ospedali, carenza di assistenza distrettuale e servizi di comunità

Come spiegato bene nell’articolo di quotidianosanità.it, non sono solo i tagli dei posti letto operati negli ultimi decenni a mettere in crisi il sistema ma piuttosto problemi di organizzazione, programmazione, gestione dell’assistenza sanitaria. Fattori chiave sono:  

  

  • Inadeguatezza e insufficienza di strutture residenziali, riabilitative e di un efficace sistema di assistenza domiciliare e sociale.  
    • Nel prendere in esame l’attuazione della Missione 6 “Salute” del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che mira alla riforma dell’assistenza territoriale realizzando una rete di strutture, il Rapporto segnala che al 30 giugno 2023 sono funzionalmente attive solo 187 su 1.430 Case di comunità, 77 su 611 Centrali operative territoriali e 76 su 434 Ospedali di comunità. E il Sud si distingue per i forti ritardi nei progressi. A ciò vanno aggiunte le proposte di tagli nel numero di strutture e la rimodulazione dei tempi entro cui realizzarle, presentate a luglio alla Commissione europea e in attesa di approvazione. 

      https://futuranetwork.eu/economia-imprese-e-finanza/699-4149/rapporto-gimbe-come-fermare-il-degrado-della-sanita-italiana- 

    Carenza di personale sanitario

    Il personale medico e infermieristico oramai da anni è in decrescita per diversi fattori, tra i più importanti le pesanti condizioni di lavoro, la bassa remunerazione ed un diffuso e generico malcontento per l’attuale impostazione della medicina e della cura. Le differenze di carenza di professionisti sono ancora più evidenti tra le diverse Regioni.  

     

    AOGOI - Associazione degli Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani · Registro Nazionale 

    ITALIA AL 14° POSTO NELL’UNIONE EUROPEA PER IL NUMERO DI MEDICI IN RAPPORTO AGLI ABITANTI 

    È quanto emerge dai dati Eurostat. Nel 2021 nella Ue c’erano circa 1,82 milioni di medici praticanti. Il maggior numero si è registrato nei paesi più grandi dell’UE: Germania (377.000, pari al 21% del totale UE), seguita a distanza da Italia (243.000), Francia (216.000) e Spagna (213.000). Ma nel rapporto con gli abitanti i numeri cambiano. 

    … Tra i paesi dell’UE, la Grecia (629,2) e il Portogallo (562,0) hanno registrato il numero più alto di medici (medici abilitati all’esercizio della professione) ogni 100.000 abitanti, seguita dall’Austria (540,9). Al contrario, i rapporti più bassi sono stati registrati in Francia (318,3), Belgio (324,8) e Ungheria (329,8). In Italia il rapporto è di 410,4 e siamo al 14° posto. 

    https://www.aogoi.it/notiziario/italia-numero-medici/#:~:text=rapporto%20agli%20abitanti-,Italia%20al%2014%C2%B0%20posto%20nell'Unione%20europea%20per%20il,quanto%20emerge%20dai%20dati%20Eurostat.  

     

    ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/ 

    Rapporto Crea, mancano 30.000 medici e 250.000 infermieri 

    Per allinearsi al livello di altri Paesi europei di riferimento, in Italia mancano all'appello 30.000 medici e 250.000 infermieri. 

    Per colmare questa carenza, il nostro Paese dovrebbe investire 30,5 miliardi di euro, tenendo conto del maggiore bisogno di personale sanitario causa dell'età media più alta della popolazione italiana. A fare il conto è il 18/mo Rapporto Sanità del Crea (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell'Università di Roma Tor Vergata presentato oggi al Cnel. 

    https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2023/01/25/rapporto-crea-mancano-30.000-medici-e-250.000-infermieri_42db1fde-ea5b-4904-92dc-5198899267bc.html  

     

    Ilfattoquotidiano.it/2024/01/31 

    L’Italia ha i medici più anziani d’Europa. Sui territori? Sono meno di Francia, Spagna e Germania. E cresce la quota di chi molla 

     

    I medici più vecchi d’Europa e medicina territoriale in affanno – A certificare l’anzianità dei medici italiani sono i dati messi a confronto con quelli degli altri Paesi. Nel 2021, il 55,2% del personale aveva più di 55 anni, a fronte del 44,5% in Francia, del 44,1% in Germania, del 32,7% in Spagna. Inoltre, è confermata la sofferenza italiana in termini di disponibilità di dottori: l’Italia si colloca al quattordicesimo posto tra i Paesi Ue per numero di medici ogni 100mila abitanti (410,4). Si tratta comunque di una dotazione più elevata rispetto a quella della Francia (318,3) e del Belgio, anche se inferiore a quella registrata in Austria (540,9), Germania (453), Spagna (448,7). 

    Dove si vede di più la carenza italiana è sul fronte della medicina territoriale e quindi sui medici di base: sono stati uno degli anelli deboli durante la pandemia e ancora non si vedono segnali di inversione di tendenza. In Italia nel 2021 se ne contavano 40.250, in calo di quasi 6mila unità rispetto a dieci anni fa: sono oggi 68 ogni 100mila abitanti, erano 76 nel 2012. Una quota che è inferiore rispetto alla Germania (72,8), all’Austria (74,8), alla Spagna (94,4) e alla Francia (96,6). Nel nostro Paese, segnala l’Istat, è aumentato di conseguenza anche il carico di assistenza per ogni medico di base: nel 2021 il 42,1% ha più di 1500 assistiti (era il 27,3 dieci anni prima). Si segnala inoltre che l’area meno coperta da medici di medicina generale è il Nord, passato da 71 ogni 100mila abitanti del 2012 a 62; mentre nel Centro e Mezzogiorno i valori sono rimasti più o meno simili (da 74 a 73.1). 

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/31/litalia-ha-i-medici-piu-anziani-deuropa-i-dati/7428582/  

     

    Rapporto Gimbe: come fermare il degrado della sanità italiana  

    Finora la spesa pubblica nel settore è stata considerata un “costo” anziché un “investimento”, con tagli progressivi che mettono a rischio il diritto costituzionale alla salute. Il piano di rilancio del Ssn proposto dalla Fondazione. 

    Sul fronte della forza lavoro, la carenza di personale registra rilevanti differenze regionali, con una media di 2,11 medici e 5,06 infermieri ogni 1000 abitanti, collocando l’Italia al di sotto della media europea nel rapporto infermieri/medici (1,5 contro 2,7 Ocse). 

    https://futuranetwork.eu/economia-imprese-e-finanza/699-4149/rapporto-gimbe-come-fermare-il-degrado-della-sanita-italiana- 

     

     

    ITALIAOGGI - NUMERO 218   PAG. 6  DEL 16/09/2023 

    In Italia su mille abitanti (3,1) sono la metà che in Germania (7,94 ) 

    In vent'anni i posti letto negli ospedali italiani sono diminuiti del 32% 

    Nel 2000 i posti letto negli ospedali in Italia (pubblici e privati) erano 268.057, nel 2019 sono diventati 184.724. L'emergenza Sanità è (anche) in questi numeri, gli ultimi ufficiali. E i numeri dicono che in 20 anni se ne sono andati 83.333 posti letto con un taglio del 32%. Il calo (eufemismo) ha inevitabilmente un impatto sul numero di posti letto in rapporto alla popolazione: in Italia siamo a 3,1 posti ogni mille abitanti, in Germania sono 7,94 mentre il record mondiale è del Giappone che di posti letto per mille abitanti ne ha 12,84, seguito dalla Corea del Sud e dalla Russia, con 12,44 e 8. 

    Del numero complessivo di posti letto, dei quali circa due terzi sono in ospedali pubblici, quelli destinati agli «acuti» sono naturalmente la maggioranza, 154.151 (tagliati 11.233 letti all'anno per 10 anni) mentre quelli per la riabilitazione sono 23.483, in aumento nel corso degli anni, considerando che a inizio millennio erano 17.814. In diminuzione, ma a ritmi inferiori, anche i letti per lungodegenza, che nel 2021 erano 7.090, 2.494 in meno rispetto al 2000. L'Italia, è inutile negarlo, viene da decenni durante i quali gli investimenti in Sanità pubblica non sono mancati ma, evidentemente, non sono stati abbastanza. 

    https://www.italiaoggi.it/news/in-vent-anni-posti-letto-negli-ospedali-italiani-sono-diminuiti-del-32-per-cento-2612787  

    Aumento della aspettativa di vita  

    L’aumento di prospettiva di vita implica un incremento della quota di popolazione anziana con conseguente accresciuto fabbisogno di welfare e maggiore incidenza di patologie croniche. È dunque necessario investire più risorse per provvedere alla salute e ai bisogni sociali delle persone anziane attraverso il rafforzamento dei  sistemi sanitari e di assistenza sociale e  attraverso la pianificazione di  interventi di salute preventiva, di prestazioni previdenziali assistenziali e sanitarie e di protezione sociale.  


    La soluzione è complessa e richiede l’impiego di risorse economiche e umane. Il sistema degli Ordini dei Medici, grazie al suo ruolo di ente sussidiario dello Stato può intervenire attivamente e costruttivamente per:   

    • incrementare la spesa pubblica per il SSN; 
    • valorizzare e retribuire adeguatamente i professionisti Medici, Infermieri ed il personale sanitario in generale, garantire condizioni di lavoro sostenibili e formazione adeguata;
    • investire sulla continuità assistenziale tra Ospedale, Territorio, centri di riabilitazione, Ospedali di comunità, strutture di lungo degenza per i pazienti anziani e tutti i malati soli e con bisogni assistenziali;
    • promuovere investimenti per la prevenzione e l’educazione alla salute e a stili di vita sani.